LO SCRICCIOLO
“Tanto lo so che morirò… E’ inutile che diciate che non è vero…Ho ottantun anni, potrò anche farlo, o no ?!?”.
Quelle parole me le aveva lanciate alle spalle, stando seduta sotto un porticato, uno “scricciolo”. Così veniva affettuosamente chiamata dal figlio, un mucchietto d’ossa tenute assieme dalla pelle e da fasci di nervi che avrebbero fatto ancora invidia ad un baldo giovanotto. Pareva quasi impossibile dovesse accadere… pareva quasi impossibile. E invece sono qui, pietrificato, a guardare un necrologio stampato sulla pagina del giornale dedicata alla cronaca cittadina, con quelle frasi, balzate improvvisamente fuori dai ricordi che mi echeggiano ancora nelle orecchie.
La mia Maestra è lì.
Quei due occhi tristi, qui incorniciati dal viso di una bella signora, sono rimasti i suoi fino alla fine, fino a quando un male di quelli che non lascia scampo ha vinto la guerra. Non ti sei mai voluta arrendere eh? Il male e i dispiaceri ti hanno reso forse difficili gli ultimi anni di vita, ma non ti hanno mai spezzato. Sei sempre stata un punto di riferimento e sostegno per chi ti era accanto. Due nipotine ed un figlio ritrovato a portare un raggio di sole in mezzo alla nebbia che diventava sempre più fitta.
Proprio come quel primo ottobre 1967, quando saliti i gradini della scuola, mi staccai dalla mano di mia mamma per tuffarmi nella tua, che mi avrebbe portato al banco per il mio primo giorno di scuola. Grembiulino nero, fiocco multicolore sempre storto e due lacrimoni che nessun gioco avrebbe tolto dalle mie guance per alcune ore. Avevo incontrato la persona più importante di quel periodo della mia vita, fuori dall’ambito familiare.
I ricordi della Maestra si rincorrono nella mia mente.
Ricordo quella volta che, facendo finta di niente, mi sorprese a giocare sotto il banco… Il suono del suo scappellotto, condito dalle risate di tutta la classe è ancora qui, bruciante come allora. Così come bruciante fu per il mio orgoglio quel “2” che scritto in grande con la penna rossa, chiudeva un problema di aritmetica sul quaderno. Era un conto con della paia di calze e quindi mai poteva risultare dispari. Invece io ci riuscii, facendo chissà quali disastri e quello fu il preludio del mio rapporto con la matematica in generale per tutto il ciclo scolastico. Anche 6 per 3 con le tabelline era un dramma… me lo ricordo bene… però alla fine riuscisti a farmelo imparare.
La vita volle che ad un certo punto i miei genitori non potessero più portarmi a scuola in orario e così venivo accompagnato sotto casa tua e a scuola ci arrivavo con te. Quante volte sono stato interrogato in cucina, così, facendo finta di chiacchierare del più e del meno…
Con il passare degli anni siamo sempre rimasti in contatto, ogni tanto ti venivo a trovare e ultimamente venivo con mia figlia. Ti piaceva eh… Ti piaceva, quando dicevo che non voleva imparare le tabelline, rispolverare i tuoi metodi per suggerirglieli, mentre lei ti ascoltava ad occhi spalancati in piedi a fianco della tua sedia !! Anche a me piaceva… Un po’ meno tutte quelle caramelle che le infilavi in tasca. Io facevo finta di non vedere tanto, con te, ogni protesta sarebbe stata vana…
Mi hai davvero voluto bene, Maestra.
Tutte le volte che leggevi di me sul giornale arrivava la tua telefonata, con una congratulazione o un rimprovero, da perfezionista com’eri. Ci siamo sentiti poco prima di Natale e mi hai chiesto di spedirti una cartolina dalla montagna. L’ho fatto, da un angolo di Paradiso, lo stesso posto dove sono certo tu ora sia.
La carezza che ti ho fatto sui capelli grigi pettinati per l’ultima volta, spero ti accompagni per sempre.
E’ solo una delle mille che tu hai fatto a tutti quei pulcini che in tanti anni di insegnamento hai tenuto attaccati alla gonna.
E’ solo una che adesso ti vien resa.
2002 Dario Cavaliere
maledetto computer!!!
RispondiEliminaio scrivo e lui posta niente!!
Che emozione rivedere e risentire Paolo dopo mille anni!!
Adesso cercherò di contribuire al blog con foto (che mando a Paolo e poi posta lui:-)) e altro....almeno la memoria....
spero però che al prossimo click corrisponda un invio....
un abbraccio a tutti
Dario Cavaliere 1^C
Scuola Elementare Corrado Govoni
Dario ha un pessimo rapporto con il computer :D :D
Stai tranquillo abbiamo avuto problemi un pò tutti a postare un commento! ....mi sa che anche Daria B ci sta provando...ciao a presto
RispondiEliminaAntonella M
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Spero che questo renda piu agevole l'utilizzo del post.
Paolo Tagliavini
ops, volevo scrivere xxxxx@gmail.com :S
RispondiEliminaPaolo Tagliavini
Quando ho letto questo passo di Dario mi sono emozionato e qualche lacrima è scesa .... Antonella dice che sono uno zigalon :D
RispondiEliminaIo, quando mio padre morì nel 1969, venni 'adottato' per qualche mese da Maria ed Eros, ricordo la loro casa così calda e semplice, il tavolo della cucina dove Maria mi faceva fare i compiti e mi stava vicino, ricordo Eros appassionato di elettronica che mi insegnava i primi rudimenti di quella che per me poi sarebbe diventata una professione, ricordo il loro figlio Aldo, ricordo .....
Arrivai sporco e scapigliato dalla Poledrelli,
RispondiEliminascappai da quella scuola e da uno dei suoi maestri,entrando alla Govoni vidi un bidello grasso bianco e umido, come fosse una balena albina,mi scortò in uno stanziolo semibuio e mi fece sedere fissandomi grave,con le labbra che gli si piegavano in una smorfia amara,ero abituato ad esere trattato così,ero un caso disperato.Restai su quella sedia assiso in serpa come su un trono spodestato dall ingiustizia,in attesa, con la mia sana insofferenza oservando il pulviscolo luminato da un raggio di sole che penetrava l ombra.
Nel silenzio narcotizzante di quelle pareti entrò un signore che mettendo mezza nazionale
nel suo bocchino d avorio ingiallito declamò, con una voce calda come i colori di certi nostri autunni,Sergio da adesso non avrai più
bisogno di scappare,qui ti troverai bene.Mi scongelai con un pianto di ....bambino,certamente cupidato.
Questa è la fotografia del mio maestro Eros Benetti.Da quel momento diventato figura paterna,viale d uscita dall oscurità.
Grazie Paolo, sembri uscito da sotto il mantello di un mago.Questo rende l cosa ancora più magica. Sergio Rossoni